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Come gestire gli effetti della paura sul ritorno alla normalità

L’estate è alle porte, timidamente e con tante incertezze ci stiamo riaffacciando nelle nostre strade dopo aver trascorso gli ultimi due mesi prevalentemente dentro casa per affrontare al meglio l’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia. Le serrande dei nostri negozi riaprono con non poche difficoltà e anche i BAR tornano a profumare di caffè e brioches.

È bello poter tornare alle nostre attività, ai rumori e alle voci familiari e anche al traffico dell’autostrada che ci fa sentire in qualche modo nuovamente produttivi.

C’è però ancora qualcosa che turba la quotidianità e impedisce ad alcuni di noi di tornare a sorridere con la disinvoltura di prima. È come un sottofondo musicale quasi impercettibile, o una lieve foschia che tarda ad andare via per rivelare il sereno.

Un dubbio nuovo si è insinuato nelle nostre menti: e se veramente non fosse più tutto come prima?

Alcuni tra noi sostengono che questa pausa forzata dalle nostre attività abituali fosse un passaggio necessario per prendere consapevolezza di quanto la frenesia e la compulsione al consumismo ci fossero sfuggite di mano facendoci apparire come un formicaio di esseri impazziti e inquinanti per il nostro pianeta. Altri invece reclamano risorse economiche che possano ristorarci dai mancati guadagni degli scorsi mesi.

Altri ancora oscillano tra il terrore provocato da un possibile contagio da virus e il dubbio di essere stati inghiottiti all’interno di un grande complotto mondiale fatto di false informazioni, manipolazioni mediatiche  e tentativi di speculazioni economiche.

Qualsiasi sia la posizione che decidiamo di assumere o il punto di vista da cui osserviamo la realtà, il sentimento di fondo che nutre tutto ciò è la paura. Ancora la paura.

Dominare il drago o farci inghiottire?

Forse tra tutte le emozioni, la paura è quella che più spesso pervade il vissuto del mondo animale. Non solo dell’uomo. Proviamo ad osservare il drago più da vicino. Proviamo a conoscerlo fin dentro le viscere, così da scoprirne anche i punti deboli.

Innanzitutto la paura è un’emozione primaria. Si chiama così perché è viscerale, istintiva, non mediata dalla ragione e comune a tutti gli esseri viventi, compresi quelli meno evoluti.

A COSA SERVE?

È indispensabile alla nostra sopravvivenza, perché ci segnala l’esistenza di un pericolo e ci permette di innescare una reazione di salvataggio istintiva:

La fuga: mi allontano dal pericolo per salvarmi la vita e lo faccio nel più breve tempo possibile.

L’attacco: valutata la mia possibile supremazia, aggredisco il nemico e lo elimino per sempre.

La paralisi: nel mondo animale esistono specie che assumono sembianze tali da potersi mimetizzare nell’ambiente per non essere individuate dai predatori. Ma questa è anche una reazione di alcune persone che nel momento del pericolo provano una sorta di shock che le paralizza letteralmente impedendo loro di reagire con prontezza.

Appurato il fatto che la paura non sia quindi un demone, bensì una risorsa indispensabile, ora dobbiamo fare in modo che dopo lo scampato pericolo, nel nostro sistema emozionale, questa reazione non persista e che non si manifesti quando per noi è inutile. Vale a dire che il nostro impianto di allarme deve scattare alla presenza di un ladro, ma non ogni volta che una mosca si avvicina alla finestra!

Per sconfiggere l’ansia anticipatoria, rispetto a un evento che in realtà potrebbe non verificarsi mai, è sempre utile focalizzare la  nostra attenzione sul momento presente, come fanno i bambini mentre giocano.

E poiché la paura ha avuto degli effetti sulle nostre abitudini e sul nostro atteggiamento verso la vita, credo sia necessario, pur salvaguardando la nostra prudenza e le buone regole di convivenza, tornare ad aprirci al mondo recuperando la nostra spontaneità. Se uno degli effetti è stato quello di paralizzarci nel corpo e nella mente, portandoci a limitare i nostri movimenti e aumentare le distanze, ora dobbiamo ripercorrere la strada al contrario risvegliando i nostri istinti, sogni e desideri.

Quali erano i miei progetti prima della quarantena?

Posso tirarli fuori dal cassetto e realizzarli, magari apportando delle novità e cogliendo le nuove opportunità che questo lungo periodo di riflessione probabilmente mi ha offerto?

Se è vero che niente sarà più come prima… è ancora più vero che potrebbe essere MEGLIO di prima!

Infine, poiché in questo mese di Maggio ricorre il triste anniversario della scomparsa di Giovanni Falcone, vogliamo ricordarlo con una sua frase: “l’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura… ecco, il coraggio è questo”.

Corinne Vigo

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