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Dimmi quanto pensi e ti dirò chi sei

 

Cogito ergo sum

(Cartesio)

 

Siamo soggetti pensanti, uomini consapevoli grazie alla capacità di ragionare. L’invito cartesiano ci induce a usare il nostro pensiero affinché ogni presunta verità superi la prova del dubbio.

L’istinto e le percezioni possono ingannarci, abbiamo dunque un potente strumento per appurare: il nostro pensiero.

 

Ma tutta la nostra attività di pensiero è funzionale, positiva ed efficace?

Probabilmente per rispondere dobbiamo innanzi tutto distinguere il verbo pensare dal verbo rimuginare.

Concentrarci su un problema, verificare mille dati, confrontare tante opzioni, valutare più opportunità, è sicuramente un pensiero direzionato: stiamo cercando un risultato, siamo mossi da un intento determinato.

Talvolta non è solo utile, è indispensabile. Lo è anche ponderare, quindi soppesare una situazione, magari considerarla da più punti di vista, mettere in conto eventuali sviluppi o risvolti.

Se invece immaginiamo la classica situazione di stallo in cui ci attorcigliamo su noi stessi fissandoci su un pensiero che non ha ritorno, ostinandoci a non staccare mai la spina, lasciandosi stritolare dal tormento per ciò che non è stato o è andato storto, facendoci spaventare da qualche catastrofica preoccupazione per il futuro, stiamo sprecando energie. Non riflettiamo, rimuginiamo. In linea di massima in queste condizioni non intravediamo mai la luce.

Andiamo in overthinking ovvero pensiamo troppo.

O, per meglio dire, pensiamo male.

Questo tipo di atteggiamento non stimola, viceversa mortifica, la creatività. Non ci fa trovare soluzioni, ci costringe all’angolo, ci soffoca.

Con il solo buon senso potremmo dire che

pensare poco equivale a essere avventati o ingenui o superficiali o sprovveduti,

pensare troppo a essere inconcludenti o bloccati o procrastinatori o insicuri.

Ma questo è solo l’approccio più immediato, le dinamiche del pensiero e della vita sono certamente più complesse.

 

Tu quanto pensi?

 

Se pensi poco potresti avere bisogno di lavorare sulla tua abilità di elaborazione, sulla tua prudenza, sul tuo interesse ad approfondire e ad agire in maniera più cauta, attenta e adeguata alle circostanze.

Se pensi troppo dovresti veicolare diversamente il pensiero per portarlo a considerare cosa genera quell’eccesso: forse paura della vulnerabilità, senso esasperato di responsabilità, malsana aspirazione alla perfezione, incapacità di “lasciar andare”.

Una cosa è certa e ha superato la famosa prova del dubbio: tutti dobbiamo pensare a quanto e a come pensiamo. È un esercizio importante e illuminante: fermarci e analizzare come si comporta il nostro pensiero o, se preferisci, che tipo di pensatori siamo!

Se non abbiamo coscienza di questo dato, se non abbiamo questa risposta, difficilmente riusciamo a fare qualcosa che metta il nostro pensiero in un buon equilibrio di qualità e quantità.

Fatto questo passo ci rendiamo conto di quale peso hanno, sul nostro pensiero: passato, presente e futuro.

Questa osservazione è uno step fondamentale per la ricerca di lucidità, fluidità, leggerezza.

È bene ricordare infatti che dovremmo mirare al qui e ora, l’unico tempo in cui possiamo davvero pensare in maniera funzionale, positiva, efficace.

Ecco che possiamo allora imparare a ridurre grandemente il fardello di passato e futuro.

 

Stefano Pigolotti

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