Ovunque troviamo stilato l’elenco delle qualità che caratterizzano il leader. E ovunque troviamo suggerimenti utili per migliorare la leadership.
La prima riflessione importante che possiamo fare oggi però è perché è così importante, il leader. Lo è in effetti perché è colui che sa ispirare, guidare, rassicurare. È open mind, sa affrontare le sfide, accettare le sconfitte e rimettersi in gioco, orientare o gestire il cambiamento.
In azienda, nei gruppi, nelle comunità, il leader motiva, sa comunicare e coinvolgere, promuove un vivace clima di condivisione, aiuta, è attento alle relazioni e al mondo che lo circonda.
Quello della leadership è dunque un tema rilevantissimo, in ogni ambito.
Ce lo dimostra la storia di sempre. E ce lo conferma una delle sensazioni più diffuse associate mentalmente al leader: il carisma. Il carisma si traduce in attrazione ed influenza e è immediatamente comprensibile quanto questo sia molto importante.
Forse non tutti possiedono innati talenti da leader ma tutti possono sicuramente fare un grande percorso di potenziamento della leadership.
Perché parliamo di leadership dell’ottimismo e dell’autoironia?
Perché ogni tempo ha i suoi bisogni e ogni leader ha le sue risposte.
La visione positiva in effetti è uno dei grandi temi della nostra epoca. Forse perché siamo ormai persuasi di quanto possa giovare, di quanto stimoli ed attivi emozioni positive e quindi migliori risultati in termini di performance personale e di coinvolgimento degli altri.
Come ben insegna Daniel Goleman possiamo ormai definire l’ottimismo una vera e propria competenza. Una competenza di straordinaria potenza che vale la pena sviluppare.
Avere una visione positiva significa, infatti, essere capaci di vedere un’opportunità anche di fronte ad una situazione che, di primo impatto, si presenta come un ostacolo ma anche non rassegnarsi all’errore o all’insuccesso, confidare nel futuro e mettere in moto ogni risorsa.
Il leader contagia il gruppo trasmettendo il suo ottimismo.
Concentrarsi sul momento presente, reso così intenso e difficile dalle profonde e repentine trasformazioni culturali, economiche, tecnologiche e sociali, ha senso proprio perché l’ottimismo ha assunto un valore fondamentale. A tutti l’ottimismo giunge come una sferzata di possibilità, di speranza, di sprone e un buon leader ne deve essere la rappresentanza in carne ed ossa.
Perché aggiungiamo l’inconsueta nota dell’autoironia?
Perché questo presente molto movimentato, talvolta faticoso e inquieto ma nel contempo portatore di grandi crescite, progressi, novità e sviluppo culturale, ha sempre più necessità di una leadership umana.
Si fa sempre più forte il desiderio di leader nei quali identificarsi. Di leader non lontani anni luce dal nostro microcosmo individuale. Di leader popolari. Di leader la cui autorevolezza non derivi solo da competenze e ottime soft skills classiche ma anche da quella marcia in più dell’autoironia.
L’autoironia è una virtù preziosa per tutti, ancor più però per i leader. Li fa mettere in discussione e li connette più facilmente al gruppo.
L’autoironia è umiltà e coraggio, doti entrambe di particolare appeal e di particolare utilità. Chi sa ridere di sé, peraltro, normalmente esprime grande empatia e genera ulteriori risvolti di apprezzabile positività: la risata, la rilassatezza.
L’autoironia di un leader spezza qualsiasi residuo elemento di rigidità ed ecco perché “lo umanizza”. Dunque è bene riflettere sulle nuove sfumature della leadership, sulla necessità stringente ed efficace di potenziare una leadership che intercetti i nuovi sentimenti, i nuovi costumi, le nuove modalità di interazione e i nuovi modelli di pensiero.
Il discorso ha un peso specifico notevole se pensiamo a un’organizzazione o a una comunità giovane, ad esempio, dove la “mentalità” è un fattore di leadership da tenere in attenta considerazione.
Stefano Pigolotti