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La piramide dell’empatia di Karla McLaren

Da quando l’empatia è entrata nel nostro vocabolario corrente?

Da quando la stessa scienza ha realizzato quanto fondamentali siano l’intelligenza emotiva, le relazioni umane, i sentimenti di connessione e condivisione.

Siamo animali sociali, potremmo dire. E l’empatia è quel collante che ci unisce, che tiene viva la nostra possibilità di comprenderci e di sostenerci.

Treccani la definisce la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale.

Partecipiamo alla gioia, al dolore, alla rabbia, alla speranza, quanto più riusciamo ad immedesimarci in quello stato d’animo, quanto più affiniamo cosa si prova in determinate condizioni e situazioni, quanto più ci sentiamo vicini a chi li sta vivendo.

L’empatia è tanto più importante proprio per il risvolto sociale al quale oggi si presta molta attenzione: è ormai riconosciuta come un’abilità che ci aiuta a sentire le emozioni, le situazioni, i pensieri, le intenzioni e i bisogni degli altri e quindi a relazionarci e comunicare in maniera appropriata.

Può essere una qualità innata o acquisita nel tempo con buona volontà.

Quella all’empatia è sicuramente una disposizione positiva, altruista, apprezzabile ed apprezzata. Diventa però anche una grande risorsa, nell’interazione. Le persone molto empatiche hanno più facilità di comunicazione, riscuotono maggiore attenzione e gradimento, ottengono più facilmente risultati.

Lo sperimentiamo ogni giorno, con gli amici, i colleghi, il capo.

L’empatico ci risulta più simpatico e stimabile. All’empatico se possiamo restituiamo la stessa attenta disponibilità. Dell’empatico si ammira la carica umana.

Karla McLaren è una delle studiose che più hanno indagato questo ambito straordinariamente interessante e ha sviluppato un modello unificato, “Six Essential Aspects of Empathy”, che evidenzia tutti i processi presenti nell’empatia.

Secondo il modello della McLaren l’empatia è formata da 6 processi separati che sono dipendenti l’uno dall’altro, una sorta di piramide delle emozioni che va dalla capacita empatica più rudimentale a quella più elevata:

 

1)il CONTAGIO EMOTIVO. Questo è il processo che possiamo definire istintivo. Reagiamo automaticamente alle emozioni altrui e ne siamo contagiati automaticamente: l’esempio decisamente più semplice è quello della diffusione della risata come meccanismo che scatta dentro di noi inconsciamente.

Naturalmente i soggetti iper empatici assorbono come spugne tutte le emozioni, incluse quelle negative come lo stress o la sofferenza o la tensione e devono dunque imparare a non restarne travolte. Nessuna emozione deve essere negata ma sicuramente bisogna imparare a non subirle e a gestirle.

 

2)l’ACCURATEZZA EMPATICA. È la capacità di identificare e capire le emozioni, i pensieri e le intenzioni tanto in noi stessi che negli altri. Dipende dal nostro livello di consapevolezza emotiva, richiede osservazione e una buona capacità di cogliere differenze e intensità. Siamo a un gradino superiore all’istinto, un processo più conscio e articolato.

 

3)la REGOLAZIONE EMOTIVA. È il processo nel quale è già sviluppata la capacità di comprendere, regolare e lavorare con le nostre emozioni in maniera consapevole.

Quando abbiamo o abbiamo acquisito la capacità di identificare in maniera chiara le nostre emozioni e siamo in grado di gestirle, riusciamo a non essere sopraffatti in situazioni percorse da forti componenti emotive, nostre o altrui.

 

4)CAMBIO DI PROSPETTIVA. Questa capacità aiuta sostanzialmente a vedere con gli occhi degli altri, a calarsi nella loro situazione, a comprendere quali possano essere i loro pensieri, desideri o paure. Se accuratezza empatica e regolazione emotiva sono forti, il cambio di prospettiva ci permette di capire i bisogni, gli intenti o le aspettative degli altri senza per ciò necessariamente condividerli.

 

5)PREOCCUPARSI PER GLI ALTRI. È il portato di un’empatia sviluppata, avanzata.

Un autentico sentimento di immedesimazione che deriva dall’identificarsi con le emozioni degli altri. Quando ciò si sostanzia in capacità di prendersi cura degli altri esprimiamo la nostra compassione. In pratica il livello di preoccupazione può invece salire troppo, nelle persone particolarmente empatiche non è infatti raro il rischio di un sovraccarico emotivo che bisogna evitare con un opportuno lavoro su se stessi e sulla gestione delle emozioni.

 

6) COINVOLGIMENTO INTUITIVO. È l’abilità più elevata a livello empatico ovvero quella di reagire con azioni utili. Indica la capacità di prendere decisioni intuitive, di rispondere in maniera funzionale ed efficace per gli altri.

 

Comprendere gli altri aumenta la nostra autostima, migliora le nostre relazioni, ci permette una comunicazione profondamente efficace.

Lavorare sulla nostra empatia per svilupparla significa mettere a fuoco che essa è motore e benzina della nostra crescita, della nostra evoluzione.

Stefano Pigolotti

 

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