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Nati per evolvere: la capacità di scelta

Molti analisti sostengono che questa improvvisa, quanto devastante, crisi economica che sta attanagliando l’intero pianeta, è destinata presto a finire perché non si è innescata a causa di problematiche interne al sistema produttivo o di carattere finanziario, bensì, nella maggior parte dei settori, la causa è da ricercarsi esclusivamente nella drastica riduzione della “domanda”.
Il lockdown imposto dalle autorità governative dei vari paesi di tutto il mondo ha di fatto ridotto i consumi e obbligato alla chiusura molte attività produttive, con l’inevitabile effetto a catena sfociato in una crisi dell’economia reale.
Di conseguenza, quando le misure restrittive verranno allentate e, in taluni casi addirittura annullate, ripartirà anche in modo violento la domanda e automaticamente la filiera operativa.

Ad oggi, non abbiamo ancora notizie certe su quella che potrebbe essere la reale evoluzione ma è presumibile pensare, visto anche il processo di riapertura adottato in Cina che, saremo di fronte per molti imprenditori italiani, non ad un semplice ripartenza, ma ad un vero e proprio “rimbalzo”.

Per poter ottenere una previsione personalizzata e specifica di quello che potrà accadere alla propria azienda, ogni imprenditore, è obbligato a tener conto, oltre a  questo clima di generale incertezza, di diverse fattori, come ad esempio:

  1. Problemi pregressi accentuati dalla crisi e inevitabilmente da affrontare e risolvere
  2. Disponibilità finanziaria propria o tramite aiuti di Stato
  3. Variazioni delle abitudini dei consumatori nel proprio settore di appartenenza
  4. Il nuovo atteggiamento di clienti, fornitori e partner
  5. Eventuali nuove tendenze
  6. Variazione dei rischi aziendali

Oltre a queste variabili che evidenziano le problematiche che stiamo vivendo, vi sono ulteriori elementi positivi che dobbiamo essere in grado di acquisire per risollevarci.
Da un punto di vista attitudinale: proattività, tempismo, creatività, coraggio (per citare i più importanti), mentre per quanto riguarda la gestione del business: orientamento commerciale, soddisfazione del cliente, riorganizzazione produttiva e finanziaria, migliore gestione delle risorse umane, potenziamento di marketing e comunicazione, etc…

 

Quindi, a fronte di tutte queste informazioni da miscelare per attivare un nuovo modello di business sostenibile ed efficace, qual è la COMPETENZA che, più di ogni altra, l’imprenditore dovrà esprimere?

LA CAPACITA’ DI SCELTA

 

Questa attitudine viene spesso sottovalutata, ma di fatto, è la fusione di tutte le soft skills, poiché è proprio quando dobbiamo prendere una decisione che dovremmo attivare tutte le nostre attitudini in modo tale da ottimizzare l’effetto della decisione stessa. Spesso invece tendiamo ad aspettare che gli eventi o le persone ci indichino la strada o, peggio ancora, decidano per noi.

L’essere umano sia biologicamente che a livello comportamentale, è la specie che più di ogni altra ha la capacità di trasformarsi, poiché esprime un grande spirito di adattamento.

 

In ogni era e, ancor di più, nei momenti di forte e globale cambiamento come quello che stiamo vivendo, ci sono due modi diversi per reagire: VIVERE o SOPRAVVIVERE.

Se scegliamo di vivere risultiamo proattivi e resilienti.

Se decidiamo di sopravvivere siamo assistenzialisti e orientati alla comfort zone.

E’ evidente che la specie evolve solo se ha la volontà di cambiare in meglio per adattarsi alle nuove condizioni, perché se non lo facesse e le subisse, sarebbe destinata all’estinzione.

 

Per l’imprenditore vale lo stesso processo: se cambiano le regole del gioco deve adattarsi, comprenderle, interpretarle e sfruttarle per essere ancora più competitivo. Non può fare il “capriccioso” e dire “no così non gioco” poiché gli altri continueranno a giocare e diventando sempre più forti ed aumenterà il rischio di perdere importanti quote di mercato. Oppure, se ravvedendosi, decidesse di rientrare in partita, potrebbe essere tardi. Quindi subirebbe comunque un grave contraccolpo.

 

Quali sono le componenti e i meccanismi che innescano una SCELTA?

 

Premesso che una ricetta universale non esiste, cercherò, semplificando, di utilizzare una valutazione attitudinale che possa essere uno stimolo di riflessione per innescare un passo che diventerà, se il lettore ne ha il desiderio, l’inizio di una passeggiata verso la propria personale interpretazione.

Innanzitutto dobbiamo identificare la capacità di scelta come l’espressione di potere più importante che deteniamo. Dalle cose apparentemente più banali fino alle situazioni più intricate, una nostra scelta può cambiare il nostro destino. Provate ad immaginare se non avessimo deciso di andare a quella cena dove abbiamo conosciuto l’amore della nostra vita o se avessimo tergiversato sulla scelta di quel lavoro che ci ha introdotto, di fatto, nel business che ha connotato la nostra vita professionale per tutti gli anni a seguire. La nostra vita sarebbe cambiata!

Molte volte però tendiamo a non scegliere e lasciamo che siano gli eventi a trascinarci come una corrente, all’interno di decisioni preconfezionate, ritrovandoci in una condizione d’insoddisfazione e di frustrazione.

Per esprimere una scelta consapevole dobbiamo considerare due elementi d’influenza:

– Il nostro Temperamento con le conseguenti risposte istintive

– I condizionamenti esterni che subiamo per il ruolo rivestito, l’educazione, l’estrazione sociale, etc..

 

In realtà molti studi evidenziano che i condizionamenti esterni impattano sulla nostra evoluzione (anche in ambito decisionale) in minor maniera rispetto al temperamento che ci connota (la nostra essenza). Un esempio eccezionale è la differenza di comportamento da persone che crescono nello stesso ambito sociale (per estremizzazione, ad esempio: due gemelli) che pur vivendo nel medesimo ambiente e, spesso, affrontando un percorso educativo e scolastico identico esprimono “caratteri” totalmente diversi. Così anche i loro destini potranno esserlo.

Sicuramente l’ambiente che frequentiamo ci induce ad esprimere il nostro potenziale in modo più o meno eclatante ma, la nostra essenza è molto più connotante e forte. Insomma se fossimo consapevoli delle nostre capacità, potremmo esprimere il nostro potenziale senza subire troppo le limitazioni ambientali, essendo più partecipi nella definizione della nostra vita. Già, se fossimo consapevoli!

Di conseguenza punto l’attenzione sulla nostra essenza,  sintetizzando le tre macro componenti identificative che influenzano la nostra capacità decisionale:

 

Questi elementi sono:

Razionalità: la capacità di valutare analiticamente le conseguenze rispetto all’incastro delle variabili nella scelta da prendere.

Passione: L’orientamento al fare. Cioè la messa in atto, la parte pratica del comportamento che trasforma l’idea in decisione pragmatica.

Sentimento: La valutazione emozionale dell’impatto che una scelta può provocare rispetto al nostro umore o alla relazione con gli altri.

 

Immaginate che ognuno di noi, pur detenendo tutte e tre le componenti (che risiedono in aree specifiche del nostro cervello), potrebbe essere biologicamente (e quindi istintivamente) orientato ad innescare, durante un processo di scelta, una delle tre componenti prima di ogni altra e in modo più intenso.

Da qui deriva la risposta istintiva, ad esempio: il razionale sarà sbilanciato verso una maggiore freddezza pensando alle conseguenze più o meno vantaggiose della decisione, il passionale agisce senza pensare, spinto dalla ricerca di un riconoscimento ed infine il sentimentale si concentrerà sulla necessità di tutela e quindi sarà essenziale non provocare dolore a se stesso o agli altri.

Probabilmente, a parte coloro che vivono il bilanciamento delle tre componenti, molti di voi potranno identificarsi in uno degli esempi espressi.

Come spesso accade, in momenti complicati (come quello che stiamo vivendo), tendiamo ad affidarci alla naturalezza della risposta istintiva. Perché ci costa meno energia ed è già “codificata”. Ma così facendo, rischiamo di cadere nel sopravvivere, piuttosto che impiegare le nostre attitudini per decidere di vivere.

 

Sovvertire questo atteggiamento risulta molto complicato o doloroso, ma è la strada giusta, fidatevi!

 

Non ho mai conosciuto nessuno che, prendendo la via più comoda abbia ottenuto un successo duraturo. Forse ha raggiunto qualche risultato, ma di certo non si può considerare autorealizzato!

 

Come fare, quindi, per sviluppare una capacità decisionale PROATTIVA e CONSAPEVOLE?

 

Prima di tutto il miglior primo passo è quello di autodefinirci per prendere coscienza dell’istintività naturale che poniamo in essere e, successivamente, imparare ad innescare le altre componenti a compensazione.

Per esempio, se sono principalmente PASSIONALE e mi trovo di fronte ad una scelta da prendere, istintivamente mi attivo fisicamente per dare una risposta nel più breve tempo possibile. E’ un po’ come se agissi in funzione del “tolto il dente, tolto il dolore”. Senza pensare alle conseguenze emozionali per me stesso e per gli altri (componente sentimentale scarsa) così come non valuto le conseguenze pratiche della scelta (componente razionale limitata).

Per la stessa situazione, il sentimentale, rischia la paralisi decisionale perché ii contraccolpo emozionale potrebbe essere (secondo il suo istintivo parere) ingestibile.

Il razionale potrebbe sembrare troppo cinico nella decisione assunta orientandosi solo ai vantaggi soggettivi e quindi non valutare l’impatto nel rapporto con gli altri, oppure rientrare anch’esso nella paralisi decisionale poiché “ingolfato” dall’analisi delle troppe variabili che scova all’interno della valutazione.

 

Come posso porre in atto la compensazione emozionale?

 

Per renderci maggiormente capaci di scegliere, dobbiamo avere la forza di volontà di metterci in gioco, non scadendo nell’istintiva e comoda risposta ma completando l’analisi preventiva inserendo le altre componenti a compensazione. E’ come se ci permettessimo una visione più ampia. Per fare questo vi sono diverse possibilità legate alla generazione di stimoli, tra i quali individuo principalmente:

  1. Focalizzazione ed allenamento Il “richiamo” (tramite sollecitazione) delle componenti più deboli viene svolto in AUTONOMIA. La persona consapevole e determinata può auto stimolarsi anche tramite l’attivazione di “inganni cerebrali” per imbrogliare l’automatismo del nostro cervello obbligandolo a PENSARE piuttosto che scegliere istintivamente (falsi bersagli).
  2. Confronto: condividere la propria visione con altri in totale trasparenza, ci permette di acquisire punti di vista emozionali diversi che attraverso la fiducia e la stima vengano validati, permettendoci di introdurre elementi nuovi nella valutazione della situazione.
  3. Emulazione: In assenza di confronto diretto ci si può immaginare cosa “sentirebbe” una persona di nostra assoluta fiducia in quella determinata situazione. Attenzione: non si deve pensare a cosa sceglierebbe, bensì a cosa “sentirebbe”! La scelta è sempre nostra, solo la visione emozionale è virtualmente condivisa.

Ovviamente i punti 2 e 3 sono “passaggi di avvicinamento” a quello che dovrebbe essere il nostro primario obiettivo: l’autonomia decisionale!

Una volta evidenziati, durante l’analisi del problema, i diversi punti di vista (razionale, passionale, sentimentale) è necessario cercare la bilanciatura tra gli stessi rispetto alla situazione, permettendoci di giungere alla scelta. A volte, in determinati contesti, servirà riflettere un po’ di più, in altri agire rapidamente ed altri ancora, valutare gli effetti emozionali generati. Quindi talvolta ci troveremo a nostro agio perché la situazione si sposa con la nostra prima risposta istintiva ed altre faremo più fatica. Poco importa, perché a quel punto avremo acquisito il processo decisionale e lo avremo adeguato alle nostre potenzialità.

Ecco quindi che un momento così denso di scelte da prendere, sotto una pressione mai provata, con il principale intento di dover essere creativi e positivamente contaminati, è inevitabile allenare la nostra capacità di decidere.
Bene e velocemente!

Per fare questo ci vuole l’impegno e il coraggio di mettersi in gioco.
Dobbiamo ricordarci di essere una specie nata per evolvere tramite uno spiccato senso di adattamento ai mutamenti.

Noi siamo ESSERI UMANI: creati per vivere e non per sopravvivere

 

Stefano Pigolotti

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