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Qual è la differenza tra problem solving e decision making?

 

Capita spesso che problem solving e decision making siano utilizzati come sinonimi, dobbiamo invece considerare che sono abilità differenti.

Frequentemente il problem solving è attitudine richiesta o vantata in sede di offerta e domanda di lavoro. Lo è perché è una qualità sicuramente molto importante e di rilevanza pratica davvero significativa. Il decision making è considerato invece proprio dei leader, possiamo parlarne dunque come di una qualità avanzata.

 

Come dobbiamo intendere esattamente le due espressioni?

 

Per problem solving si intende la capacità di identificare un problema e di individuare delle possibili soluzioni. Per decision making si intende invece la capacità di scegliere la soluzione da prendere.

Possiamo quindi dire che il decision making è uno step successivo al problem solving.

Di fronte a un problema l’atteggiamento del problem solving significa innanzi tutto riuscire a identificarlo e poi reagire per cercare risposte.

L’atteggiamento del decision making decide la migliore possibile tra la serie di opzioni e alternative che si profilano come risolutive.

 

Delineando le differenze è chiaro perché il decision making è capacità dei leader, di chi tira le fila, di chi si assume la responsabilità delle decisioni finali. 

 

Il problem solving è una skill di peculiare valore. Davanti a una difficoltà, a un meccanismo che si inceppa, a un processo che va in tilt, attinge alle competenze tecniche o all’esperienza di casi analoghi e riesce a confrontarsi con la situazione e a ragionare sui modi per farvi fronte.

Nella realtà ci sono però occasioni molto più complesse, dove non bastano le conoscenze tecniche, occorrono invece competenze trasversali o capacità di relazione e anche un potere decisionale immediato.

Ecco che il decision making è il tratto, incisivo e profondo, del leader.

In effetti il problem solving ci fa confrontare con i problemi in modo sereno e razionale e questo è prezioso in ogni contesto lavorativo e nella vita stessa.

Invece di bloccarci all’ostacolo pensiamo a come sia possibile saltarlo o rimuoverlo.

Poi il percorso decisionale in senso stretto può essere lungo, delicato e impegnativo.

Il decision making opera infatti una vera selezione, è una presa di decisione definitiva.

Presuppone il problem solving ma anche una forte capacità di gestione emotiva.

 

Lo step del problem solving, se riusciamo facilmente a visualizzarli come livelli in successione, è dunque quello attivo, propositivo e positivo ma ancora non risolutivo. Quello del decision making è lo step in cui si compie la disamina e si opta, si mette il punto.

È il momento più stressante, di impatto determinante, di profonda fermezza.

Nelle organizzazioni e nelle gerarchie può farsi evidente, la differenza ultima tra problem solving e decision making, tra chi reagisce prontamente a caccia di soluzioni e chi è tenuto a scegliere quale adottare. In ogni caso e in ogni ambito è comunque piuttosto intuitivo l’approccio a gradi diversi di capacità e responsabilità.

 

Stefano Pigolotti

 

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