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Tacere per ascoltare: il potere del silenzio

L’abilità di saper comunicare efficacemente consiste principalmente nel saper trasmettere un messaggio in modo chiaro e comprensibile, per farlo giungere a un pubblico più ampio possibile. Ma ancora più importante è, per un ottimo comunicatore, aver chiaro l’obiettivo: cosa voglio ottenere esattamente?

E ancora, questo obiettivo generale può essere declinato in una serie di punti fondamentali:

cosa voglio comunicare?

a chi?

quale mezzo voglio utilizzare per trasmettere il mio messaggio?

quale sarà il possibile risultato?

Durante i corsi di comunicazione ci si focalizza principalmente sul flusso comunicativo che va dall’emittente al ricevente. C’è invece un elemento, spesso sottovalutato e scarsamente osservato: il silenzio.

 

QUAL E’ IL SUO VALORE?

 

Il bravo comunicatore è innanzitutto un bravo ascoltatore e un attento osservatore. La nostra capacità di ascolto deve potersi servire di tutti i nostri sensi e di tutto il nostro corpo, non solo dell’udito.

Perché la nostra comunicazione sia consapevole ed empatica, è indispensabile sapersi aprire all’ascolto attivo. Questo avviene prima di tutto utilizzando il silenzio, l’accoglienza verso il nostro interlocutore, l’attenzione verso le sue parole, i suoi gesti, le sue emozioni. Un altro strumento molto efficace consiste nel saper porre delle domande che aiutino l’altro ad esprimere pienamente idee e punti di vista.

 

IL SILENZIO E’ UN DONO PREZIOSO

 

E’ prezioso non solo verso il nostro interlocutore, ma anche verso noi stessi, perché ci aiuta ad ascoltarci e conoscerci meglio, divenire consapevoli delle nostre sensazioni ed emozioni, sviluppare il nostro intuito e dare spazio alla creatività. Tutte queste qualità rimangono spesso sommerse dal caos quotidiano di voci, rumori, risposte, conversazioni concitate o aggressive. Esso ha una valenza differente nelle varie culture. Se nei paesi orientali è apprezzato come segno di rispetto e attenzione, al contrario, nel mondo occidentale e nelle economie capitaliste può essere interpretato come segno di aggressività, ostilità, rifiuto della comunicazione. Fraintendere un silenzio può essere quindi fonte di conflitto.

 

CHE DIRE DEL SILENZIO COME MOMENTO DI IMBARAZZO?

 

Avete mai notato cosa succede quando entrate in ascensore con degli sconosciuti? Alcune persone fingono di controllare il telefono cellulare o rovistare dentro la borsetta; altre guardano la pulsantiera dell’ascensore e al massimo chiedono: “a che piano andate?”.  Altre ancora fissano un punto nel vuoto per non incrociare lo sguardo dei presenti. La verità è che non siamo abituati a gestire il silenzio; la presenza di sconosciuti in un luogo molto piccolo non offre vie di fuga e mette a disagio. Quasi sempre veniamo colti dall’ansia di dover riempire gli spazi vuoti. Paura della solitudine? E se la trasformassimo in un momento di ricerca? Il silenzio è un’opportunità per fare il vuoto nella nostra mente, spesso troppo stressata dalle incombenze quotidiane. Uno spazio per meditare, per passeggiare, per osservare la natura, per dipingere, per scrivere, per riposare.

 

IL SILENZIO SUL PALCOSCENICO

 

L’attore che vuole attrarre su di sé l’attenzione del pubblico prima di pronunciare una battuta molto importante, la fa precedere da una pausa. In quel frangente si assicura che la platea abbia occhi e orecchie solo per lui. E se vorrà godere di un applauso alla fine della propria esibizione, dovrà ancora tacere davanti  al proprio pubblico e accogliere la sua ovazione. Potremmo inventare interi corsi di comunicazione costruiti soltanto sull’uso strategico del silenzio…

Tanto tempo fa conobbi una giovane attrice. Prima dei suoi spettacoli trascorreva un’ora da sola nel proprio camerino, davanti allo specchio, osservava il suo viso, si concentrava sul proprio personaggio e poi, lentamente, iniziava a truccarsi. I suoi gesti erano accurati, pieni d’attenzione, quasi dovesse, ogni volta, riscoprire il proprio viso. Ripercorreva i propri lineamenti con delicatezza, curiosità, fantasia…  Lo specchio le restituiva un volto nuovo, una nuova scoperta, un nuovo modo di amarsi, di valorizzare il proprio talento e la propria bellezza. Il silenzio era ciò che le permetteva di preparare e rinnovare ogni volta il grande dono per il suo pubblico.

Infine il silenzio può essere uno spazio vuoto che non necessariamente dev’essere riempito, ma può essere semplicemente amato!

 

Stefano Pigolotti

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