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Mindfulness: come imparare a vivere “qui e ora”

 

La traduzione di mindfulness è consapevolezza.

Ma come la descriviamo concretamente?

Intuitiva e illuminante è la definizione di Jon Kabat-Zinn: “Mindfulness significa prestare attenzione: a) con intenzione, b) al momento presente, c) in modo non giudicante”.

Spesso viene confusa con una sorta di tecnica di rilassamento, qualcosa che “alleggerisce” dai pensieri. La mindfulness è invece presenza. Presenza piena. Una presenza piena e consapevole che deriva dalla meditazione e affonda le sue radici nel buddhismo. Chiariamo che non è un’esperienza religiosa o mistica e non è una forma di psicoterapia. È un approccio alla realtà. Un approccio che ha fortemente attratto anche l’Occidente e che negli ultimi anni è diventato oggetto di molti studi e grande interesse.

 

Mindfulness: Perché è così importante da essere al centro del dibattito e della sperimentazione in ogni ambito?

Perché finalmente ci è diventato forse più chiaro che il presente è l’unico vero tempo che ci è dato vivere. Hic e nunc, come dicevano i latini: qui e ora.

Come viviamo invece noi normalmente? Ripiegati sul passato, proiettati nel futuro, vagando nell’altrove. Rimuginiamo su quello che ci è accaduto ieri, proviamo ansia per quello che potremmo trovarci ad affrontare domani, siamo al lavoro e non vediamo l’ora che scatti l’ora per andare a casa, siamo in vacanza e ci tormentiamo con l’angoscia dei problemi da risolvere al rientro.

Tutto questo significa dispendio di energie e di concentrazione, un dispendio che ci fa male e fa male a ciò che facciamo. Non solo. Riduce anche la nostra capacità di recepire ciò che viviamo. Non siamo quasi mai davvero connessi al momento. Con la mente siamo in un altro tempo e in un altro luogo.

Siamo distanti da noi stessi e da tutto ciò che c’è nell’immediatezza della nostra vita.

C’è sempre una preoccupazione che ci distrae, c’è sempre qualcosa che aspettiamo, c’è sempre una gioia che ci sfugge.

 

La mindfulness è invece la pratica della presenza, qui e ora.

Cosa vuol dire esattamente? Vuol dire essere focalizzati su quello che siamo, proviamo, sentiamo, facciamo, istante per istante. Non più preda dei pensieri ma autori dei pensieri.

Invece di inserire il quotidiano pilota automatico lasciandoci quindi guidare dai soliti schemi e continuando a re-agire alle situazioni, attiviamo la nostra attenzione.

 

Attenzione alle azioni, attenzione alle emozioni.

È naturale che lo stato di consapevolezza profonda e perenne dei monaci tibetani e di chi fa meditazione e lavora sul proprio respiro ogni giorno intensamente non è facile ma possiamo certamente avvicinarci alla mindfulness gradualmente, allenarci a prendere molto diversamente la nostra quotidianità.

Riavvolgiamo il nastro e riflettiamo bene.

 

Cosa ci capita di solito?

Siamo al lavoro su un progetto ma il nostro cervello è intento a captare come ci considera il collega, quali conseguenze potremmo avere se falliamo nell’organizzazione, quante altre incombenze abbiamo in agenda. E contemporaneamente ci chiediamo cosa stanno facendo i nostri cari, come convincere un amico a cambiare idea sul locale scelto per la serata e così via. Del resto quante volte guardiamo un film ma non ce lo godiamo perché non facciamo che passare in rassegna i guai della giornata o tormentarci con la scaletta di impegni del mattino seguente?

 

Accumuliamo stress e non siamo efficaci.

La mindfulness ci riporta a contatto con la realtà qui e ora. Come iniziare? Con piccoli esercizi, con piccole pratiche. Danno un’immediata sensazione di benessere, migliorano i nostri risultati, favoriscono le relazioni.

La prima utilissima palestra di attenzione possiamo farla con le nostre attività ordinarie: lavare i piatti, fare il tragitto da casa all’ufficio, prendere un libro e leggere, sedersi a tavola per il pranzo, prestando davvero attenzione a ogni nostro gesto, a tutte le percezioni e le sensazioni che proviamo, assaporandone l’essenza. Essere completamente calati nel momento ci rende più efficaci, ci tiene ancorati al tempo in cui siamo protagonisti, ci strappa ai pensieri inutili o dannosi, ci regala la pace e la felicità dell’azione.

 

Più prendiamo dimestichezza con la mindfulness più possiamo ripristinare l’alleanza con il nostro respiro e ascoltarci. Il secondo passo importante infatti è prestare attenzione al nostro corpo, prenderci la tregua del silenzio, osservarci. Un po’ alla volta entriamo in relazione con ogni suono, ogni profumo, ogni movimento. Avvertiamo in maniera amplificata di esserci. Non più in balia della frenesia ma presenti. Presenti a noi stessi e al nostro momento. Il passato e il futuro non sono più incombenti e minacciosi. Qui e ora viviamo l’attenzione consapevole. Finalmente possiamo sdraiarci ad abbronzarci gustandoci semplicemente i raggi del sole sulla pelle. Finalmente possiamo portare a compimento un’attività con la soddisfazione di averla respirata fino in fondo.

 

La mindfulness contiene l’umana saggezza: noi possiamo incidere su un solo tempo, è sciocco o assurdo essere imprigionati da ieri o da domani.

Cosa fare per vivere veramente qui e ora?

Ripetere e intensificare i momenti di mindfulness ogni giorno tutti i giorni, farli diventare un’abitudine. Cogliere le opportunità del momento possibile, l’unico che è proprio a nostra disposizione.

Accogliere le situazioni e le emozioni per imparare che accettarle non significa rassegnarsi ma neanche svicolare fingendo non esistano: significa cambiare ciò che si può cambiare e prendere serenamente ciò che non ci è dato cambiare.

 

Stefano Pigolotti

 

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